TRA GLI ANNI '80 E I '90 IN ITALIA
La scia di sangue che attraversa l’Italia da tanti anni continua anche durante il mandato di Cossiga, quando cessa l’attività delle Brigate Rosse (che comunque colpiscono un’ultima volta assassinando a Forlì nell’aprile 1988 il prof. Roberto Ruffilli), ma l’attacco della mafia al cuore dello Stato tocca il vertice della ferocia con gli assassinii del capo della Squadra mobile di Palermo Antonino Cassarà e del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, dell’imprenditore Libero Grassi e dei giudici Antonio Saetta, Rosario Livatino, Antonino Scopelliti, fino all’alla strage di Capaci il 23 maggio 1992 con l’uccisione del magistrato antimafia Giovanni Falcone e della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta. Il 10 febbraio 1986 inizia a Palermo il cosiddetto “maxi-processo” a carico di 472 imputati ritenuti appartenenti a Cosa Nostra, che mette per la prima volta alla sbarra la mafia come organizzazione dotata di una gerarchia e di una strategia d’azione ben definite. Proprio sul finire della Presidenza Cossiga, il 17 febbraio 1992, scoppia quella che sarà definita “Tangentopoli”, una serie di inchieste giudiziarie sulla collusione tra politica e imprenditoria italiana, che porta alla luce un vero e proprio metodo di corruzione e illegalità. Fra avvisi di garanzia, arresti e più di mille inquisiti fra i parlamentari e gli uomini politici, la “rivoluzione giudiziaria” definita anche “Mani Pulite” ha come conseguenza la fine della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda, e la dissoluzione di alcuni storici partiti italiani come la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista e la nascita di nuovi movimenti “antipolitici” come la Lega Nord di Umberto Bossi e Forza Italia di Silvio Berlusconi.
IL PRESIDENTE
E I CITTADINI
Al Presidente Cossiga, come ai predecessori, ogni giorno giunge un ragguardevole numero di petizioni, istanze, richieste di intervento e aiuto da parte di cittadini e associazioni varie. Il Capo dello Stato è visto – al di là delle attribuzioni costituzionali – come la più alta Autorità morale, l’unico in grado, con il proprio intervento, di risolvere contese, fronteggiare urgenze, ovviare a inconvenienti.
All’interno del Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, è la Divisione solidarietà sociale dell’Ufficio Cerimonie e Patronato ad occuparsi della “trattazione delle istanze dei cittadini e delle comunità al Presidente della Repubblica e relativi rapporti con le amministrazioni dello Stato, delle Regioni, delle Provincie, dei Comuni, degli altri enti locali e degli enti pubblici”. La stessa Divisione si occupa anche della assistenza e beneficenza, predisponendo contributi assistenziali e elargizioni varie, dopo un accurato esame delle istanze pervenute.
I PREMI
E LE
ONORIFICENZE
FRANCESCO
COSSIGA
PRE-
SI-
DEN-
TE
e la
società
italiana
IL MESSAGGIO
DI FINE ANNO
Anche in occasione dei discorsi di fine anno il Presidente Cossiga rispetta la divisione in due parti distinte del suo mandato, prima e dopo la caduta del Muro di Berlino. Fino al 1989, e a differenza del predecessore, si rivolge agli italiani con uno stile asciutto e rigoroso, affrontando i vari problemi – giustizia, occupazione giovanile, anche droga e Aids, sempre in maniera sobria e misurata. Dal messaggio del 1989, dedicato quasi integralmente a un bilancio a caldo dei fondamentali avvenimenti internazionali di quell’anno – in particolare la crisi dell’Est Europa e la fine della Guerra Fredda – i toni si fanno più energici, utilizzando espressioni spesso fuori dalle righe e contrastanti la prassi istituzionale. D’altronde negli ultimi due anni di mandato, con frequenti apparizioni televisive, Cossiga usa anche questo potente mezzo come strumento per stimolare l’opinione pubblica, affrontando argomenti di stretta attualità politica. Più conciso del predecessore, il suo messaggio più lungo è del 1990 e dura poco più di mezz’ora. Particolarmente significativo e di forte immediatezza il sibillino messaggio di fine anno del 1991 – nel suo ultimo anno di mandato prima delle dimissioni avvenute 4 mesi più tardi – durato appena tre minuti e mezzo, sintetizzato nella frase “Ed allora è meglio tacere”.
“Un silenzio che fa rumore” sarà il giorno dopo il titolo del Corriere della Sera.
LE UDIENZE
Il Presidente Cossiga, durante il settennato, concede al Palazzo del Quirinale più di 2000 udienze a personalità del mondo politico, economico, culturale e sportivo. Particolarmente interessato alle nuove tecnologie sono molte le udienze che concede alle ditte produttrici di telefoni cellulari e personal computer. Da uomo di sport – lo sport italiano si fermerà un minuto per onorarne la morte – entusiasta di calcio e tifoso juventino e appassionato di scalate, dedica molte udienze ad atleti di varie discipline. Naturalmente la parte del leone la fanno i mondiali di Calcio “Italia ‘90”. Il 13 novembre 1986 si svolge al Quirinale la cerimonia di presentazione ufficiale dei Campionati del Mondo di Calcio 1990, nel dicembre 1990 ospita il Presidente della Fifa Havelange e la Commissione in occasione del sorteggio per la formazione dei gironi, e infine l’8 luglio, giorno della finale, una delegazione italiana dei Mondiali di Calcio con i giocatori. Come consuetudine fin dalla 600 FIAT con il Presidente Einaudi, al Quirinale – al Piazzale della Palazzina – sono presentati i nuovi modelli di automobili prodotti dalle aziende italiane. In questo settennato per esempio vengono mostrate al Capo dello Stato la nuova “500” Fiat, la Maserati “430” e varie altre. Inoltre è presentata la “Lancia Thema 8.32” destinata al Presidente della Repubblica.
VISITE IN ITALIA
E INTERVENTI A ROMA
Per quanto concerne la città di Roma presenzia a solenni manifestazioni di carattere rituale come l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte Suprema di Cassazione – fino al gennaio 1983 al Campidoglio, poi a Palazzo di Giustizia, e che non viene celebrata nel 1981 – la chiusura dell’Anno Accademico dell’Accademia Nazionale dei Lincei a Palazzo Corsini, Interviene spesso in Parlamento o in Campidoglio per celebrare avvenimenti di particolare rilievo. Si reca in alcune scuole medie per l’apertura dell’anno scolastico, a Cinecittà per il cinquantenario e allo Stadio Olimpico per i mondiali di Atletica.
La divisione della Presidenza Cossiga in due distinti periodi, come si è più volte ripetuto, prima e dopo la caduta del muro di Berlino, e il cambiamento dello scenario politico internazionale, si riflette anche nella distribuzione dei viaggi in Italia. Cossiga compie 201 interventi in località italiane – più o meno lo stesso numero di quelli di Pertini – ma con un notevole aumento nella seconda parte del mandato presidenziale. Oltre la metà degli interventi sono effettuati infatti negli ultimi due anni e mezzo, con il picco di 44 visite nel 1991. Non privilegia alcuna città in particolare, preferendo visitare in forma ufficiale un numero maggiore di località, tendenza che si conferma con i successori fino ad arrivare a Ciampi, che riesce a recarsi in tutti i capoluoghi di provincia d’Italia. In molte città – Torino, Milano, Napoli, ecc. – si reca spesso in visita privata per avvenimenti culturali, economici, politici o sportivi. Nel 1990 – come si è visto – si svolgono in Italia i Campionati mondiali di calcio e il Presidente assiste ad alcune partite a Milano – incontrando i Capi di Stato venuti a seguire le nazionali dei loro Paesi – e a Verona dove offre una colazione ai Reali di Spagna. Cossiga, come abbiamo visto, inizia e termina il suo mandato rendendo omaggio alla tomba di Aldo Moro, dalla cui drammatica vicenda è rimasto profondamente segnato, umanamente e politicamente, dal momento che durante il rapimento è ministro dell’interno (carica da cui si dimette dopo il ritrovamento del corpo dello statista a via Caetani). Il Presidente assiste a tutti i funerali degli uomini uccisi dalla mafia in quegli anni, portando la presenza delle istituzioni in un susseguirsi di tragedie che minacciano seriamente la stabilità dello Stato. Inoltre si reca sui luoghi delle grandi sciagure, come l’inondazione di fango in Val di Stava in Trentino il 19 luglio del 1985, che provocò la morte di 268 persone, o le alluvioni in Valtellina nel luglio del 1987.