LA SATIRA
Dopo il vitalismo di Sandro Pertini, ecco l’immobilismo di Francesco Cossiga. Anche nel caso della satira il settennato è diviso in due parti: definito il “sardo muto”, i caricaturisti lo raffigurano come un “signor nessuno” che si aggira per il Quirinale, che “si fa l’autoscatto perché non lo fotografa nessuno”, un Presidente frustrato e depresso. Parla poco, anzi non apre bocca: “come Presidente della Repubblica mi sento in dovere di dire quanto mi compete. Cioè niente. Capito mi hai?”. Poi improvvisamente esplode “Non era meglio quando era depresso e con Litio e Tavor dormiva felice?”. Il dottor Jekyll si trasforma in mister Hyde. È il momento delle esternazioni, di Gladio, della seconda Repubblica, del Presidente col piccone. È certo però che tra gli anni ‘80 e ’90 la satira politica è quasi tutta incentrata sulla sua figura, e non solo sulla carta stampata. Con tantissimi imitatori diventa anche una star della TV. Dalla satira di “Cuore” al Cossiga di Sabina Guzzanti che ne fa scempio. Proprio Michele Serra, direttore del settimanale satirico “Cuore” il 27 maggio 1991 – facendo eco, in maniera irriverente, ma divertente, all’editoriale di Norberto Bobbio dal significativo titolo “Ora basta”, relativo alle troppe eccessive esternazioni del Presidente – titola “Ci arrendiamo, basta che stai zitto”
FRANCESCO
COSSIGA
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