REFERENDUM
Il 2 giugno 1946 si tiene in Italia il Referendum per la scelta della forma istituzionale dello Stato, Monarchia o Repubblica, e l’elezione dei membri dell’Assemblea Costituente, che deve elaborare il testo della nuova Costituzione, come previsto dal decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo 1946, n. 98. È il primo voto politico in cui tutti i cittadini sono chiamati alle urne, comprese le donne, alle quali il diritto di voto è stato esteso con decreto legislativo luogotenenziale 1° febbraio 1945, n. 23. La Corte di Cassazione, in data 10 giugno, rende noti i risultati del Referendum del 2 giugno 1946, decretando la vittoria della Repubblica con oltre 12 milioni di voti. Il Re Umberto II, detto Re di maggio perché salito al trono il 9 maggio precedente in seguito all’abdicazione del padre Vittorio Emanuele III, prende atto dell’esito del Referendum, invia un proclama agli italiani e lascia il Paese per andare in esilio in Portogallo. In questa delicata fase di mutamento istituzionale, il Consiglio dei Ministri, nella notte tra il 12 giugno e il 13 giugno, delibera che le funzioni di Capo provvisorio dello Stato siano esercitate ope legis dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi – a norma di quanto disposto dal decreto legislativo luogotenenziale del 16 marzo 1946 n. 98, art. 2 – fino al giorno precedente il giuramento del Capo Provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, avvenuto il 1° luglio 1946. Nel frattempo il 25 giugno iniziano i lavori dell’Assemblea Costituente che porteranno alla redazione della nuova Costituzione firmata da De Nicola il 27 dicembre 1947 (ricordarsi link a Unità Nazionale).
IL CAPO PROVVISORIO
DELLO STATO
De Nicola, meridionale, di simpatie monarchiche, politicamente moderato, rappresenta la figura più adatta per ricomporre un Paese uscito dal secondo conflitto mondiale e dalla guerra civile, ancora lacerato da profonde differenze ideologiche e geografiche. È colui che può fare accettare più facilmente l’esito della sconfitta referendaria a quel Sud, in gran parte fedele ai Savoia e rimasto di fatto estraneo alla Resistenza, in contrasto con il Nord repubblicano e partigiano. In un appunto senza data, conservato nel suo Archivio privato, De Nicola descriverà il periodo da Capo provvisorio dello Sato citando i tre compiti da assolvere: “liquidare le conseguenze della guerra dal punto di vista internazionale; dettare la nuova Costituzione in rapporto alla nuova forma istituzionale; avviare il Paese verso le elezioni politiche generali, che dovevano segnare l’inizio della nuova vita politica del Paese”.
DE NICOLA E
DE GASPERI
Il 1° luglio 1946 De Nicola giura a Montecitorio e immediatamente dopo il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi rassegna le dimissioni. Iniziano le consultazioni: il primo ascoltato è Giuseppe Saragat, Presidente della Costituente. È lo stesso Capo provvisorio dello Stato a curare personalmente l’ordine delle precedenze e tutti i particolari del protocollo, poiché sente la responsabilità di costituire i precedenti nella vita della Repubblica. Alla fine delle consultazioni, il 13 luglio, De Gasperi è nominato presidente del Consiglio del primo governo repubblicano. Nel gennaio del 1947 il Capo del Governo si reca negli Stati Uniti, dove consegue un importante successo politico, riuscendo ad ottenere dalle autorità americane un consistente prestito per aiutare la ripresa del Paese. Il Secondo Governo De Gasperi entra in crisi nel gennaio 1947, per la scissione socialista di Palazzo Barberini provocata da Giuseppe Saragat, che dà origine al futuro Partito socialista democratico italiano. Contemporaneamente Saragat si dimette dalla presidenza dell’Assemblea Costituente, sostituito da Umberto Terracini. Dopo le consultazioni De Nicola dà nuovamente incarico a De Gasperi di formare il Governo, che resterà in carica soltanto 119 giorni. In questi mesi due decreti del Capo provvisorio portano significativi cambiamenti nell’organizzazione dell’Amministrazione centrale dello Stato: nel febbraio 1947 i due Ministeri delle Finanze e del Tesoro vengono riuniti in un unico dicastero e viene istituito il Ministero della Difesa, che accorpa quelli della Guerra, della Marina Militare e dell’Aeronautica. Il rapporto complesso tra De Nicola e De Gasperi si inasprisce nel maggio del 1947 di fronte al tentativo democristiano di terminare l’esperienza del tripartito (DC, PCI, PSI). Bisogna tenere presente che la guerra fredda e la divisione del mondo in due sfere di influenza condiziona fortemente la politica italiana: mentre l’antifascismo era stato un collante tra le forze politiche, l’anticomunismo sarà causa di divisioni e contrapposizioni fra i vari schieramenti. In questo panorama politico De Nicola inizia le consultazioni e tenta di affidare l’incarico di governo prima a Francesco Saverio Nitti e poi a Vittorio Emanuele Orlando. A seguito dell’insuccesso di queste due candidature, rinomina De Gasperi e si assiste all’espulsione del Partito Comunista dal governo. Proprio in seguito a questi fatti, dal momento che la maggioranza tripartita che lo aveva nominato era venuta meno, il Capo provvisorio dello Sato il 25 giugno del 1947 rassegna le dimissioni, ma l’Assemblea Costituente il giorno successivo lo riconferma. Con la convocazione delle elezioni politiche del 18 aprile 1948, il mandato istituzionale del Presidente De Nicola può dirsi esaurito. Il consolidamento delle istituzioni repubblicane e la ricostruzione economica del Paese troveranno una guida autorevole nel Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.