LE ONORIFICENZE
Nel 1951 (L. 3 marzo 1951, n. 178) viene approvata una legge che istituisce e disciplina l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI). è il primo fra gli Ordini nazionali ed è destinato a «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari». Il Presidente della Repubblica è Capo dell’Ordine, retto da un Consiglio composto da un Cancelliere e sedici membri. L’Ordine si articola nei seguenti gradi onorifici: Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale, Cavaliere. Il Cavaliere di Gran Croce può essere insignito della dignità di Gran Cordone. L’art. 4 della legge indica le onorificenze che il Capo dello Stato può concedere motu proprio. Einaudi le utilizza soprattutto per ragioni di “cortesia internazionale”, ovvero per lo scambio di onorificenze tra l’Italia e gli Stati esteri.
LA DIMENSIONE
CULTURALE
Luigi Einaudi, uomo coltissimo, recuperando una tradizione regia istituisce i Premi “Presidente della Repubblica” per insigni scienziati, affidandone il conferimento all’Accademia dei Lincei, di cui dal 1946 aveva la presidenza congiunta insieme a Guido Castelnuovo. A tal fine dispone che per ogni anno del settennato venga stanziata, sulla dotazione della Presidenza della Repubblica, una somma da devolversi in quattro premi indivisibili – due per la classe delle scienze fisiche e due per quella delle scienze morali – con l’aggiunta di una somma a titolo di concorso alle spese di stampa delle opere premiate e inedite. Successivamente istituisce presso l’Accademia di San Luca e l’Accademia di Santa Cecilia un Premio nazionale, annuale e indivisibile, da attribuirsi ad artisti italiani con l’alternanza di pittura, scultura, architettura e musica. Inoltre il Capo dello Stato concede l’Alto Patronato – giungono in questi anni più di 400 richieste – o Premi, in occasione di manifestazioni culturali o sportive di particolare rilevanza. Durante la presidenza Einaudi, fino all’esercizio 1953-54, il Quirinale – continuando una tradizione dei Savoia – acquista opere d’arte presso le maggiori Esposizioni italiane o presso singoli artisti. Sono oltre 200 le opere tra sculture, pitture e creazioni artigianali. Dal 1954 il Presidente decide di devolvere gli stanziamenti previsti per l’acquisto al restauro delle opere d’arte già esistenti nel Palazzo del Quirinale.
L’attenzione del Presidente alla protezione del patrimonio culturale del Quirinale emerge dalla cura con cui riorganizza la biblioteca, anche in ordine agli acquisti, e si preoccupa della salvaguardia dell’archivio della Real Casa e del Capo provvisorio dello Stato. L’istituzione nell’ambito dell’Ufficio amministrazione e patrimonio di un Ufficio inventari, biblioteca e archivi storici assicura anche la ricognizione dei beni artistici e il controllo periodico della loro consistenza.
IL PRESIDENTE
E I CITTADINI
Un importante aspetto dell’attività del Presidente e della consorte, donna Ida, è l’attenzione ai bisogni dei più deboli, nell’Italia uscita devastata dalla guerra. Un terzo della dotazione della Presidenza della Repubblica è destinato all’assistenza e alla beneficenza, traducendosi in aiuti economici alle famiglie, prevenzione della tubercolosi, distribuzione di medicinali di difficile reperimento come gli antibiotici e la penicillina, organizzazione di pranzi per i poveri e acquisto di regali ai bambini per le festività natalizie. La coppia presidenziale inoltre interviene – con la presenza e con aiuti economici – a favore degli abitanti di zone colpite da alluvioni: particolarmente violente sono nel 1951 quelle che devastano la zona del Polesine e le regioni meridionali (Calabria, Sicilia e Sardegna). L’alto valore morale dell’intervento dei coniugi Einaudi fa sì che giungano alla Presidenza offerte in denaro da parte di cittadini che consentono di allestire ambulatori, di fornire corredi alle giovani coppie e di distribuire generi di prima necessità. Anche alcuni industriali contribuiscono con prodotti delle loro fabbriche all’attività assistenziale del Presidente, per esempio il conte Marzotto dona 1200 coperte di lana, Vittorio Necchi 10 macchine da cucire. Un apposito ufficio del Segretariato Generale, la Segreteria presidenziale, ha il compito di esaminare le istanze dei cittadini che si rivolgono in sempre maggior numero al Presidente, fiduciosi nella sua benevolenza e nella sua sollecitudine, per chiedere aiuti in denaro, per segnalare il cattivo funzionamento di uffici della pubblica amministrazione, per trovare casa o lavoro, o per comunicare invenzioni, idee, aspirazioni. Inoltre molte persone si avvalgono dello strumento del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro atti della pubblica amministrazione. Nel corso del settennato ne giungono circa 1450.
LE VISITE
IN ITALIA
Il Presidente Einaudi durante il suo mandato effettua molte visite in Italia – ben 147 interventi – spostandosi con il treno presidenziale, costruito negli anni Venti per la famiglia reale e poi riallestito dalle Ferrovie dello Stato dopo la guerra. Ovviamente alcune città (Torino, Milano, Firenze, Napoli) sono più visitate di altre per ragioni storiche, culturali o economiche, ma Einaudi non trascura nessuna zona d’Italia, comprese le isole. Un terzo degli interventi è di carattere culturale, come la visita alla Biblioteca di Brera, alla Biennale di Venezia o a Firenze per l’inaugurazione dell’Accademia di Scienze Forestali. Emblematica la visita alla Mostra di Picasso a Roma, eccezionale perché è la prima esposizione in Italia delle opere del grande pittore, che partecipa personalmente all’allestimento. Il Presidente presenzia anche a molti eventi che mostrano bene l’inizio della rinascita economica dell’Italia: le annuali visite alla Fiera di Milano, alla Fiera del Levante di Bari e al Salone dell’automobile di Torino. Interessante la visita nel novembre 1949 agli impianti di televisione e radiodiffusione di radio Torino. Einaudi il 7 maggio 1955 compie la sua ultima visita in Italia a Prato, per visitare la Mostra dell’Archivio Datini: è accompagnato da Giovanni Gronchi, eletto Presidente della Repubblica il 29 aprile e che giurerà l’11 maggio. Con la presentazione della 600 inizia la consuetudine di portare al Quirinale i nuovi modelli FIAT. Importanti per la città di Roma le inaugurazioni di infrastrutture come la Stazione Termini, la prima linea della metropolitana e lo Stadio Olimpico, costruito per le future Olimpiadi del 1960.
IL MESSAGGIO
DI FINE ANNO
Il primo messaggio di fine anno è inviato da Einaudi agli italiani nel secondo anno di Presidenza, il 31 dicembre 1949, e nasce da una curiosa circostanza. Alla radio andava in onda, alla vigilia di Capodanno, una trasmissione intitolata Buon anno ovunque tu sia, ideata allo scopo di collegare con le rispettive famiglie sette italiani costretti a trascorrere la festività lontani da casa, per ragioni di lavoro o di forza maggiore. All’inizio di dicembre 1949 Antonio Piccone Stella, direttore del Giornale Radio RAI, scrive al Quirinale chiedendo che “la voce del Capo della prima Famiglia italiana” possa essere inserita a chiusura della trasmissione prevista per il 31 dicembre 1949. La richiesta è accolta e la sera dell’ultimo giorno dell’anno il Presidente e donna Ida, dal loro appartamento, ascoltano alla radio la voce di alcuni compagni di scuola di Einaudi; commosso, il Presidente risponde a loro e a tutti gli italiani inviando un breve messaggio augurale “nel rigoglio di intimi affetti suscitato da questa trasmissione”. Nel messaggio il Presidente, pur riconoscendo che non tutti i gravi problemi derivanti della guerra erano stati superati, sottolinea che nel 1949 il popolo italiano ha perseguito «concorde e tenace» l’opera della ricostruzione, cosicché è lecito guardare con fiducia all’avvenire. Il discorso si conclude con un vivissimo augurio di pace e di prosperità per ogni italiano, sia dentro che fuori i confini della patria. Dal 1950 il messaggio di fine anno diventa una consuetudine che sarà mantenuta dai Presidenti successivi. Dallo stesso anno Einaudi decide di inviare anche un messaggio ai numerosi italiani emigrati all’estero. Entrambi i messaggi sono registrati qualche giorno prima del 31 dicembre.