LO SCRITTOIO
DEL PRESIDENTE
Da Lo scrittoio del Presidente si apprende che Einaudi ha esercitato con discrezione, ma con continuità, una forma di moral suasion sull’esecutivo per quanto attiene ai disegni di legge, di cui – in base alla Costituzione – deve autorizzare la presentazione alla Camera, praticando una sorta di autorizzazione preventiva: esprime chiaramente obiezioni e dubbi e, connettendo l’art. 87 all’art. 95 della Costituzione, esercita una verifica effettiva dei disegni di legge nel rispetto della responsabilità politica del Governo, spettante al presidente del Consiglio. Esercita quattro volte la facoltà di rinvio alle Camere con messaggio motivato di leggi approvate dal Parlamento, due delle quali per assenza di copertura finanziaria, una sui criteri per la promozione di incaricati con funzioni giudiziarie e una sui diritti “casuali”.
LA DIFESA
DELLE PREROGATIVE
PRESIDENZIALI
In ordine alla nomina dei senatori a vita Einaudi rivendica al Presidente della Repubblica, contro l’opinione del presidente del Consiglio, l’esclusivo diritto di nomina che esercita in piena autonomia. Si evolve, invece, in uno scontro aperto con De Gasperi la rivendicazione del potere esclusivo di nomina dei cinque giudici costituzionali, tanto da arrivare a minacciare le dimissioni, il 18 febbraio 1953, ove si voglia far passare una legge che non gli consenta “di trasmettere intatti al successore i poteri stabiliti dalla Costituzione”. La Corte costituzionale entrerà in funzione solo nel 1956, secondo l’interpretazione di Einaudi, e i primi giudici di nomina presidenziale – che giureranno quindi sotto la Presidenza Gronchi – saranno quelli da lui scelti. Per ben dieci anni non entra in funzione il Consiglio superiore della magistratura, non trovando attuazione fino al 1958 il dettato costituzionale sull’indipendenza dell’ordine giudiziario. Presiede 24 sedute del Consiglio supremo di difesa, istituito con la legge 28 luglio 1950, n. 624.
DI ALCUNE USANZE NON PROTOCOLLARI…
Einaudi, inDi alcune usanze non protocollari…, sottolinea il valore puramente formale del giuramento dei vescovi che consiste nella lettura della formula del giuramento prestata su un esemplare dei Vangeli. Nel corso del settennato è mantenuta la prassi preesistente delle visite di cortesia al Capo dello Stato dei capi missione all’estero prima di raggiungere la sede, degli addetti militari inviati presso le nostre ambasciate più rappresentative e di varie altre autorità. Il ministro dell’interno presenta al Presidente i prefetti di nuova nomina. Per quanto riguarda le cerimonie a Palazzo, con il primo ricevimento in onore dei sindaci d’Italia del 1949 il Presidente Einaudi dà l’avvio al rituale dei festeggiamenti nei giardini del Quirinale in occasione della Festa nazionale della Repubblica del 2 giugno. Dal 1954 si instaura la prassi di offrire, qualche giorno prima, anche un ricevimento in onore del Corpo Diplomatico. E in occasione della presentazione al Presidente degli auguri per il nuovo anno, due udienze distinte sono riservate alla Alte cariche dello Stato e al Corpo Diplomatico. Einaudi inoltre continua la tradizione di partecipare all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Palazzo di Giustizia. Hanno, invece, carattere di rapporto al Capo dello Stato le visite del Capo della polizia e del Comandante generale dei Carabinieri che informano sullo stato dell’ordine pubblico, sull’opinione pubblica e sue variazioni rispetto ai partiti politici, alle Camere e al Governo. Molto numerosi sono i rapporti diplomatici che pervengono al Presidente quotidianamente: Einaudi apprezza che in tali rapporti si manifesti liberamente il pensiero di chi scrive. Grande utilità rivestono i rapporti del SIFAR (subentrato al SIM) che forniscono non solo informazioni utili sulla sicurezza e su materie tecniche di armi e strategie, ma anche su questioni politiche ed economiche, distinte per paesi, che – nonostante le classifiche di segretezza – sarebbe opportuno, secondo Einaudi, portare a conoscenza dell’opinione pubblica. Rileva invece l’opportunità della riservatezza sulle note informative dell’Arma dei Carabinieri e della Direzione generale della Pubblica Sicurezza che contengono anche molte note confidenziali, spesso precedute da “si dice” o “viene riferito”.
GRAZIA
E COMMUTAZIONE
DELLE PENE
Il Presidente Einaudi utilizza ampiamente il potere di concedere grazia e commutare la pena: come spiega egli stesso nello scritto Di alcune usanze non protocollari…, gli oltre 14.000 provvedimenti presi durante il settennato si resero necessari, nel caso di reati minori, per l’alto costo che pagava lo Stato per il carcere o per la sostituzione – attraverso la detenzione – di multe che il condannato non aveva i mezzi per pagare. Secondo Einaudi sarebbe stato dunque preferibile abbassare le multe, tenendo conto che le pene venivano in gran parte condonate per buona condotta, per ragioni di salute e o per gravi disagi familiari. Causa di dubbio e di profondo rincrescimento furono invece per il Presidente le decisioni favorevoli agli autori di crimini nazi-fascisti, giustificate da una sorta di par condicio, in quanto il graziando aveva spesso operato in compagnia di chi, per amnistia o per essere in grado di pagare avvocati migliori, già da tempo era libero.
NOMINA DEI
SENATORI A VITA
Il Presidente Einaudi interpreta il potere di nomina dei Senatori a vita come un potere esclusivo del Presidente. Dopo aver sondato la disponibilità di Benedetto Croce, che declina l’offerta spiegando di essere già senatore, nel 1949 nomina Giulio Castelnuovo e Arturo Toscanini. Quest’ultimo rifiuta la nomina, facendo presente che non aveva mai ricercato, anzi li aveva sempre respinti, onori e riconoscimenti. Nel 1952, dopo la morte di Trilussa e di Castelnuovo, nomina Sturzo e Zanotti Bianco.
LUIGI
EINAUDI
STI-
LE
DEL
PRE-
SI-
DEN-
TE