I SIMBOLI
DELL'UNITÀ
NAZIONALE
L’11 maggio 1948, in occasione del suo insediamento, il Presidente Einaudi ripristina lo Squadrone Carabinieri Guardie (tradizionalmente denominati Corazzieri ) che il Re Umberto II, al momento di partire per l’esilio in Portogallo nel 1946, aveva sciolto dal giuramento alla sua persona, ma non da quello di fedeltà alla Patria. Nel corso del suo mandato il Presidente Einaudi inaugura le celebrazioni dei simboli dell’identità repubblicana contribuendo a rafforzare il senso di condivisione e vicinanza al rinnovato assetto istituzionale di cui è il primo e supremo garante. Al fine di configurare una liturgia repubblicana, la partecipazione del Presidente alla celebrazione della Festa del 2 giugno presso l’Altare della Patria coincide nel 1948 con l’assunzione da parte del Capo dello Stato del comando delle Forze Armate. In occasione della Festa della Repubblica del 1949, il 1° giugno si svolge per la prima volta a Roma la Rivista militare ai Fori Imperiali . Il 2 giugno, nel primo centenario della Repubblica Romana, viene solennemente inaugurato il monumento a Giuseppe Mazzini, collocato alle pendici dell’Aventino, alla presenza di tutti i sindaci d’Italia, ricevuti poi nei giardini del Quirinale. L’ Altare della Patria sarà anche durante l’età repubblicana simbolo dell’unità nazionale e della libertà dei cittadini, come rappresentato nelle due iscrizioni sui propilei “Patriae Unitati” e “Civium Libertati”.
LA COSTRUZIONE
DELL'IDENTITÀ
REPUBBLICANA
Il Presidente Einaudi partecipa, in varie città italiane, a celebrazioni di profondo significato simbolico nella costruzione di una forte identità repubblicana. L’ intervento a Palazzo Vecchio a Firenze il 29 aprile 1951 per le onoranze in occasione della traslazione delle salme dei fratelli Nello e Carlo Rosselli dalla Francia testimonia la volontà del Presidente Einaudi di affermare lo spirito antifascista della Repubblica, tributando il suo personale omaggio ai due giovani uccisi in esilio nel 1937 su ordine dei vertici del regime. L’incontro a Caprera nel 1952 con Clelia Garibaldi, ultima figlia dell’«eroe dei due mondi», in occasione del 70°anniversario della morte del padre, indica la volontà di riannodare il legame tra epopea risorgimentale e identità repubblicana. Notevole è il rilievo che Einaudi dà a cerimonie rievocative di episodi del Risorgimento e della Resistenza, conferendo Medaglie d’oro al Valor Militare a città che si erano distinte per episodi di eroismo, come Montecassino, e rendendo omaggio ai caduti delle Fosse Ardeatine. La promozione dell’ideale repubblicano avviene attraverso la celebrazione e il ricordo di eventi della Seconda Guerra Mondiale densi di valore e commozione: il 1° marzo 1953 il Presidente Einaudi interviene a Bari alla cerimonia dello sbarco di 60 salme di Caduti a Cefalonia, fucilati nel settembre 1943 dall’esercito tedesco dopo il rifiuto di continuare a combattere con le potenze dell’Asse. La rievocazione e l’omaggio delle vittime cadute durante la Resistenza vive un altro momento di grande carica emotiva il 18 gennaio 1954, quando Einaudi incontra Alcide Cervi, padre dei sette fratelli partigiani uccisi dai fascisti il 28 dicembre 1943 nel poligono di tiro di Reggio Emilia.A suggellare la conclusione del settennato è in un certo senso l’immagine dell’omaggio del Presidente Einaudi al tricolore per il Decennale della Liberazione (25 aprile 1955), celebrato in maniera solenne prima a Genova e successivamente a Milano.