IL PRESIDENTE
E GLI ANNI '80
IN ITALIA

Durante il settennato di Pertini si è ancora in pieno clima di forti tensioni: il terrorismo – apertosi in Italia con la strage di Piazza Fontana nel lontano 12 dicembre 1969 – dopo la drammatica morte di Aldo Moro non trova tregua. I funerali di Stato si susseguono: dall’uccisione dei giudici Fedele Calvosa e Emilio Alessandrini da parte di organizzazioni terroristiche di sinistra, alle vittime delle Brigate Rosse come l’operaio Guido Rossa a Genova e Giuseppe Taliercio della Montedison di Marghera, fino al terribile attentato di marca fascista alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, in cui una bomba causa la morte di 85 persone e oltre 200 feriti. Iniziano anche i delitti “eccellenti” di mafia in Sicilia con l’assassinio del presidente della Regione Pier Santi Mattarella nel gennaio 1980 e – negli anni seguenti – di Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Gian Giacomo Ciaccio Montalto, Rocco Chinnici e con l’attentato al rapido “904” Roma-Milano a San Benedetto Val di Sambro del dicembre 1984. Dovunque la figura magra e un po’ curva del vecchio Presidente è in prima fila – tanto che viene definito “il Presidente dei funerali di Stato” e da lui nasce la consuetudine del bacio alla bandiera italiana – a testimoniare la forza dello Stato che non si piega alla violenza. Il suo straordinario carisma dà sicuramente un contributo al superamento di quella profonda crisi e a salvare la democrazia.Il 23 novembre 1980 un grave terremoto colpisce l’Irpinia provocando oltre 3 000 morti, migliaia di feriti e di popolazione. Il 7 giugno del 1984 a Padova, durante un comizio, viene colpito da malore Enrico Berlinguer, segretario generale del Partito Comunista Italiano. Morirà qualche giorno dopo. Pertini parte immediatamente per recarsi al capezzale, vegliandolo fino alla morte e trasporta poi la salma a Roma sull’aereo presidenziale: “Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta”. Tutti poi lo ricordiamo angosciato, accanto alla mamma di Alfredino Rampi, sul bordo del pozzo di Vermicino dove il bambino cade e muore nel giugno 1981, in quella terribile notte in diretta televisiva. Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro, Papa Giovanni Paolo II viene gravemente ferito in un attentato terroristico. Il Presidente Pertini, dato lo stretto rapporto di stima e amicizia che lo lega al pontefice, si reca più volte a trovarlo in ospedale.
Pertini è vicino ai cittadini nei momenti tristi, ma anche in quelli felici: ciascuno di noi ricorda la sua gioia, da vero tifoso, per la vittoria dell’Italia alla finale dei Campionati mondiali di calcio in Spagna nel 1982, quando, allo Stadio Bernabeu, salta in piedi ad ogni gol gridando “non ci prendono più”, a fianco del Re di Spagna e di un annichilito Cancelliere tedesco Helmut Schmidt.

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IL PRESIDENTE
E I CITTADINI

Al Presidente Pertini, come e forse più che ai predecessori, giungono quotidianamente petizioni, istanze, richieste di intervento e aiuto da parte di cittadini e associazioni varie che guardano al Presidente della Repubblica come alla più alta Autorità morale capace, con il proprio intervento, di risolvere le situazioni più difficili. La funzione è quasi equiparabile a quella di un “difensore civico”, anche se non c’è alcun riferimento ai compiti istituzionali del Capo dello Stato. Essendo stata abolita dal Decreto Presidenziale del 24 giugno 1980, n.36, la Segreteria Presidenziale, delle istanze dei cittadini al Capo dello Stato si occupa uno degli uffici del Cerimoniale: la Solidarietà sociale. Le richieste dei cittadini riflettono particolari momenti di disagio sociale, sono un vero e proprio spaccato delle difficoltà dell’epoca. Una percentuale elevata di istanze riguarda, per esempio, richieste di alloggio e di lavoro. L’Ufficio Solidarietà Sociale ha il delicato compito di rispondere senza creare false speranze ai cittadini, o attese poi smentite dai fatti. In campi più specifici, come ad esempio la materia pensionistica, si corrisponde sollecitando gli Organi competenti. Tra i compiti dell’Ufficio Solidarietà Sociale si annovera anche quello relativo a concessioni di elargizioni, sussidi, assistenza sociale e beneficenza in generale. Vengono concesse elargizioni in denaro e in natura a privati e enti, dopo un accurato esame delle istanze pervenute. In occasione di fine anno si organizza la distribuzione di pacchi dono per gli orfani di appartenenti alla Forze Armate, caduti in attività di servizio.

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I PREMI
E LE
ONORIFICENZE

Tra le forme di adesione del Presidente della Repubblica – messaggi, premi di rappresentanza, lettere di apprezzamento – di particolare importanza è la concessione dell’Alto Patronato. Riconoscimento simbolico, ufficiale e solenne, di carattere esclusivamente formale, privo di conseguenze pratiche, l’Alto Patronato viene concesso alle manifestazioni di maggior rilievo che si svolgono nel Paese, in occasione di convegni e congressi, commemorazioni, ricorrenze e inaugurazioni, manifestazioni culturali e sportive, mostre e altre iniziative, sia di carattere nazionale che internazionale. Alcuni Alti Patronati si definiscono “permanenti” perché prolungano la loro efficacia al di là dei limiti temporali del mandato del Presidente che li concede per la prima volta. Sono rinnovati annualmente, come ad esempio la Lega Italiana per la lotta contro i tumori o il “David di Donatello”. È il Servizio Adesione Patronati e Premi dell’Ufficio Cerimoniale ad occuparsi sia degli Alti Patronati che dei Premi nazionali, concessi a manifestazioni sportive e culturali varie di tipo competitivo, e di ogni altra forma di adesione. Tre assegnazioni di Premi sono disposte annualmente a favore di iniziative culturali e filantropiche: il premio “Livio Tempesta” e i Premi nazionali “Presidente della Repubblica” assegnati dall’Accademia dei Lincei e dall’Accademia di San Luca.Prosegue anche la consuetudine di consegnare in una cerimonia a Palazzo del Quirinale i premi legati a manifestazioni culturali di notevole rilevanza sul piano nazionale o internazionale, come annualmente il Premio “Saint Vincent” per il giornalismo o i Premi “Penna d’Oro” e “Libro d’Oro” a scrittori e editori. Inoltre sono ricevuti al Quirinale i vincitori di Premi come il “David di Donatello” agli artisti del cinema o il “Mercurio d’oro” all’imprenditoria italiana, o il premio letterario “Campiello” assegnato a opere di narrativa italiana o il “Bancarella”. Nel 1985 uno speciale Premio “David di Donatello” è consegnato da Federico Fellini al Presidente Pertini nel corso dell’incontro nei Giardini del Quirinale. Pertini, come già i predecessori, riceve anche i vincitori del già citato Premio “Livio Tempesta”, organizzato dal Centro nazionale di Apostolato per la bontà nella scuola, che viene assegnato a alunni o classi che abbiano compiuto significativi atti di bontà e solidarietà. E ancora riceve i vincitori dei Premi biennali di cultura ed economia “Nuovo Mezzogiorno”, attribuiti a aziende e imprese del Sud Italia e indetti dalla rivista omonima. Il Presidente, infine, concede annualmente motu proprio le onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e altri riconoscimenti, tra i quali particolare rilievo ha il conferimento delle insegne ai nuovi Cavalieri del Lavoro, nel corso di una cerimonia che si svolge al Palazzo della Civiltà del Lavoro all’Eur.

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IL MESSAGGIO
DI FINE ANNO

Il Presidente Pertini, grazie al suo stile spontaneo e schietto, è immediatamente in sintonia con il mezzo televisivo che usa in maniera non retorica, rivolgendosi agli italiani parlando a braccio, seduto in poltrona e con la pipa. Come egli stesso dichiara in apertura del messaggio del dicembre 1979: “Ve li rivolgo [gli auguri] senza nessuna formalità, fuori da ogni norma protocollare”. Mentre i messaggi dei precedenti Presidenti sono brevi e concisi, quelli del Presidente Pertini sono da subito molto più ampi e circostanziati: d’altra parte sono gli anni del rapimento Moro (1978), del terremoto in Irpinia e della strage di Bologna (1980), degli omicidi di mafia (1982), della strage del rapido 904 (1984). Fin dal messaggio del 1978 i giovani sono al centro dei suoi pensieri: i giovani che “…non hanno bisogno di sermoni…hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. “…le mie speranze le ripongo tutte nella gioventù italiana” dirà nel 1983, aggiungendo “E noi vogliamo che i nostri giovani possano vivere sicuri della pace e della libertà”. E sua grande preoccupazione è proprio la disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Al centro del discorso del 1980 è il terremoto in Irpinia: “…ho assistito a scene di dolore che mai dimenticherò…Noi non con le parole, ma con i fatti dobbiamo cercare di confortare, di aiutare i sopravvissuti”. In tutti i messaggi di fine anno il presidente Pertini affronta il tema del terrorismo: dal 1978, con il ricordo di Aldo Moro, al 1980, con i funerali dell’operaio Rossa del giudice Alessandrini e l’orrenda strage di Bologna. E ugualmente non mancano nei discorsi di fine anno i riferimenti a mafia e camorra: nel 1982 il richiamo ai funerali di Pio La Torre e Alberto Dalla Chiesa., fino alla strage in Val di Sambro nel 1984. Nel discorso del 1982 sottolinea, con un riferimento preciso, la appena sorta questione della P2 specificando che i giuristi stanno discutendo se la P2 “cada sotto il codice penale”, ma “io guardo ad un altro codice, che è il codice morale, il codice morale che ogni uomo, specialmente ogni uomo politico, dovrebbe portare scritto nella sua coscienza”. Nel messaggio del 1983 ricorda la sua vista in Libano ai soldati del Contingente italiano: “Bravi questi nostri soldati, bravissimi” e a loro dice scherzosamente:” Io non arrivo con i Capi di Stato Maggiore; sono arrivato con cento bottiglie di Lambrusco e cento panettoni”.

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LE UDIENZE

Il Presidente Pertini, durante il settennato, concede al Palazzo del Quirinale più di 4000 udienze a personalità del mondo politico, economico, culturale e sportivo italiani e stranieri. Come dichiara a inizio settennato non fa ricorso a testi scritti, ma preferisce parlare a braccio e in linea di massima evita le riprese televisive anche nelle cerimonie più importanti. Difficile, senza fare torto a qualcuno, citare soltanto alcune delle personalità di altissimo rilievo ricevute dal Capo dello Stato nella sua residenza ufficiale. Ricordiamo solo, tra i tanti, le donne Parlamentari in occasione della Giornata della donna, i registi e gli autori cinematografici, il maestro Giacomo Manzù, lo scrittore Mario Soldati. Le udienze individuali, tranne quelle di particolare importanza, hanno luogo alla Palazzina, le udienze collettive, invece, quasi sempre nei Saloni di rappresentanza: Salone dei Corazzieri, Sala delle Feste, Sala degli Specchi. Al Quirinale, al Piazzale della Palazzina – come consuetudine fin dalla 600 FIAT con il Presidente Einaudi – vengono presentati i nuovi modelli di automobili prodotti dalle aziende italiane per mostrarli al Capo dello Stato. Pertini osserva con attenzione e interesse le nuove autovetture tra cui la Maserati “biturbo 425” nel dicembre 1983. Sempre al Piazzale della Palazzina nel 1984 la Agrati Garelli presenta il nuovo modello ausiliario per biciclette “Mosquito”.

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VISITE IN ITALIA
E INTERVENTI A ROMA

Con l’intento di avere contatti diretti con le forme più rappresentative dell’attività sociale ed economica del Paese, il Presidente Pertini effettua numerosi viaggi nelle Regioni italiane e partecipa a Roma e altrove agli avvenimenti più significativi della vita nazionale. Per quanto concerne la città di Roma oltre a presenziare a solenni manifestazioni di carattere rituale come l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte Suprema di Cassazione – fino al gennaio 1983 al Campidoglio, poi a Palazzo di Giustizia, e che non viene celebrata nel 1981 – o l’inaugurazione o la chiusura dell’Anno Accademico dell’Accademia Nazionale dei Lincei, interviene spesso in Parlamento, in Campidoglio o al Palazzo della Civiltà del Lavoro per celebrare avvenimenti di particolare rilievo. Il Capo dello Stato complessivamente effettua nel settennato 377 interventi a cerimonie in Roma.
Il numero dei viaggi in Italia arriva a un totale di 203, con un incremento costante ogni anno tranne una lieve flessione nel 1983 – fino ai 40 del 1984. Inaugura il settennato andando a Torrita Tiberina, due giorni dopo l’elezione, per rendere omaggio alla tomba di Aldo Moro e ripete questo rito il 9 maggio di ogni anno del suo mandato, unico Presidente a farlo, nonostante non fosse stato un compagno di partito dello statista democristiano; la stima che evidentemente nutre per Moro lo porta a partecipare in forma non ufficiale, l’anno seguente, a un convegno a Bari sulla sua figura. Compie lunghe visite in molte regioni italiane: nel 1979 visita in forma ufficiale la Sicilia (Palermo, Catania e Messina); nel 1980 Puglia e Valle d’Aosta; nel 1981 le Marche; nel 1982 la Calabria: nel 1983 il Friuli; nel 1984 l’Umbria; nel 1985 l’Abruzzo e il Molise. Il Presidente non manca mai di recarsi personalmente, come si è detto, nei luoghi colpiti da calamità naturali o da eventi luttuosi conseguenti ad atti terroristici purtroppo numerosi durante il settennato. Accanto a questi dolorosi impegni, il Capo dello Stato – come i predecessori – compie molte visite in tutto il Paese per partecipare a eventi di carattere culturale: Firenze (dove effettua la sua prima visita ufficiale nel settembre 1978) è la città in cui si reca più volte per mostre, convegni, musei, ecc., seguita da Milano e Genova. Riprende la tradizione, interrottasi nel 1963 con il Presidente Segni, di partecipare alla serata inaugurale della stagione della Scala a Milano nel giorno di S. Ambrogio. Legato alla sua formazione socialista è l’interesse che Pertini mostra per il mondo del lavoro, soprattutto operaio: visita infatti molte fabbriche e stabilimenti industriali. Si interrompe invece la consuetudine dei primi Presidenti della Repubblica di andare ogni anno alla Fiera Campionaria di Milano e al Salone dell’automobile di Torino, vetrine che avevano rappresentato lo slancio economico del dopoguerra.

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