LA SATIRA
Il Presidente Pertini è personaggio arduo per il mondo satirico. Il carisma, la schiettezza e la disponibilità, nonché il suo passato eroico di resistente fanno di lui un uomo amato da tutti: è quindi estremamente difficile trovare elementi per una satira, che risulta sempre un po’ spuntata e “buonista”. Coloro che tentano di rovinarne l’immagine, molto pochi davvero, possono fare leva solo sulla sua permalosità e sulla circostanza che sopporti poco le critiche e l’ironia. Il Presidente in realtà crede molto nella satira, ritenendola uno strumento utile nel dibattito politico per evidenziare e correggere eventuali errori. E ai più feroci autori satirici – Pericoli, Vauro, Giannelli, Autan – chiede i disegni originali per la sua collezione.
Ma di fatto le frecciate al “grande” Sandro sono poche e molto innocue, più battute cordiali che pungenti: si può parlare di una caricatura celebrativa. Anche quando lascia il Quirinale gli umoristi sono estremamente teneri con il Presidente “buono”.
Pertini si inalbera unicamente quando cercano di screditare il suo passato di lotta antifascista. Solo da Andrea Pazienza, che racconta a fumetti le imprese dell’indomabile e divertente “comandante Pert” e di sé stesso, il pasticcione “luogosergente Paz”, accetta anche ricostruzioni irriverenti del periodo della lotta partigiana. Pazienza lo definisce “L’ultimo esemplare di una razza di uomini duri, ma puri come bambini”. D’altronde con la rivista “Il Male”, dove Pazienza lavora, foglio che ha collezionato in quegli anni una serie di denunce, sequestri e arresti, il Presidente ha un rapporto speciale: invita i redattori a pranzo al Quirinale (il Paz non avvisato dai colleghi non partecipa e se ne rammaricherà per tutta la vita) e congedandoli raccomanda loro “Se vi sbattono in galera fatemelo sapere, che vi tiro fuori. La stampa deve essere libera”.