ELEZIONE

L’8 luglio 1978 Sandro Pertini è eletto Presidente della Repubblica.
Il più anziano Presidente – fino ad oggi – è designato al sedicesimo scrutinio con la più larga maggioranza mai registrata in una votazione (832 voti su 995).

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GIURAMENTO E CERIMONIA DI INSEDIAMENTO

Il 9 luglio 1978, il Presidente Pertini, a norma dell’art. 91 della Costituzione, si reca a Palazzo Montecitorio dove, di fronte al Parlamento riunito in seduta comune, pronuncia la formula di giuramento e procede poi alla lettura del messaggio di insediamento. Al termine, dopo aver ricevuto gli onori militari sulla Piazza di Montecitorio, sale sulla autovettura presidenziale scoperta, la Flaminia, affiancato dal presidente del Consiglio. Il corteo, scortato dai Corazzieri in motocicletta, giunge all’Altare della Patria, dove il Presidente depone una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto. È la prima volta che un Presidente della repubblica appena eletto compie questo gesto altamente simbolico il giorno stesso dell’insediamento. I predecessori infatti si recavano all’Altare della Patria il giorno seguente. All’angolo di Piazza Venezia con via dei Fori Imperiali il Capo dello Stato riceve il saluto del Sindaco di Roma Giulio Carlo Argan. Poi, percorrendo via IV novembre, entra a Palazzo del Quirinale dove nel Cortile d’Onore viene eseguito l’Inno nazionale. Nello Studio del Capo dello Stato, il Presidente supplente Fanfani consegna a Pertini le insegne di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine predetto. Nel Salone delle Feste, di fronte alla Alte cariche dello Stato, si svolge poi la cerimonia di insediamento, con un breve indirizzo di saluto pronunciato da Fanfani al quale risponde il Presidente Pertini.
Il 14 luglio si completano le cerimonie connesse all’insediamento con la presentazione del Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica Italiana.

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MESSAGGIO
AL PARLAMENTO
NEL GIORNO
DEL GIURAMENTO

Davanti al Parlamento il Presidente Pertini legge un messaggio conciso e incisivo, commosso, e coerente con il suo passato. In esso si riferisce in particolare alla responsabilità pubblica che caratterizza la funzione fondamentale di un Presidente: “Dovrò essere il tutore delle garanzie e dei diritti costituzionali dei cittadini. “Farò quanto mi sarà possibile…perché l’unità nazionale…si consolidi e si rafforzi”. L’idea di un’Italia portatrice di pace viene enunciata dal Presidente con una invocazione appassionata contro la povertà e la guerra: “si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai”. Pertini ribadisce poi, e lo farà spesso nel corso del suo mandato presidenziale, la fermezza nella lotta al terrorismo “fermezza, costi quel che costi alla nostra persona. E non può mancare nel discorso il richiamo ad Aldo Moro: “Quale vuoto ha lasciato nel suo partito e in questa Assemblea! Se non fosse stato crudelmente assassinato, lui, non io, parlerebbe oggi da questo seggio a voi”. Un omaggio è reso a tutti i predecessori, ma un saluto affettuoso è indirizzato al senatore Leone “che oggi vive in amara solitudine”.

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