LA FINE
DEGLI ANNI '60
La seconda metà degli anni ’60 è un’epoca di grandi conflitti sociali e politici. Non solo si è in presenza di una forte contestazione globale (il maggio ’68 degli studenti francesi, la rivoluzione culturale in Cina in nome di Mao, la Primavera di Praga, che porta nell’agosto del 1968 i carri armati sovietici ad invadere la Cecoslovacchia), ma assistiamo anche a una fase di guerre (l’escalation della guerra del Vietnam, che costringe gli americani a impegnare sempre più uomini in quell’area, e la guerra dei sei giorni che, scoppiata il 6 giugno 1967, porta in meno di una settimana Israele a controllare Gerusalemme, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e le alture del Golan), che creano forti squilibri mondiali e delle cui conseguenze si soffre ancora oggi. Altri avvenimenti epocali in questi anni sono la cattura e l’uccisione di Che Guevara il 9 ottobre 1967 e il primo uomo sulla luna il 21 luglio 1969. Commozione e sgomento suscita nel mondo l’assassinio del senatore Robert Kennedy nel giugno 1968, che richiama alla mente la tragica morte del fratello John, avvenuta cinque anni prima. Saragat mostra la sua quotidiana e attenta cura per gli sviluppi della situazione internazionale e per i problemi e gli interessi del nostro Paese nell’ambito della Comunità Internazionale: l’Ufficio del Consigliere diplomatico tiene costantemente informato il Presidente sui principali problemi di politica estera.
I VIAGGI
Giuseppe Saragat compie pochi viaggi all’estero (di cui 11 visite di Stato o ufficiali, in restituzione o su invito dei Capi di Stato), anche a causa delle precarie condizioni di salute in cui versa nella seconda parte del mandato: nel 1968 e nel 1970-’71 non lascia mai l’Italia, ad eccezione della partecipazione al funerale dell’ex Presidente francese de Gaulle, insieme al quale aveva inaugurato il Traforo del Monte Bianco nel luglio 1965. Anch’egli, come i predecessori, effettua la prima visita ufficiale, il 12 giugno 1965, in Vaticano a Paolo VI, che la restituisce l’anno seguente: è un incontro di alto valore simbolico da parte di un ex leader della socialdemocrazia ora Presidente della Repubblica. Il Pontefice, nello stesso 1965, si reca anche in visita alla Fondazione per l’assistenza all’infanzia “Giuseppina Saragat”, intitolata alla moglie scomparsa del Presidente: qui, in mezzo alle bambine ospiti, pronuncia un alto discorso. Per la sua formazione personale, il Presidente mostra grande interesse per gli Stati socialdemocratici nord europei, Norvegia, Danimarca, Svezia, dove si reca più volte. Inoltre il legame con il movimento socialista internazionale e la sua esperienza di partigiano nel corso della Resistenza lo portano ad incontrare alcuni leader del movimento dei “Paesi non allineati”: particolare significato politico riveste il viaggio in Jugoslavia nell’ottobre 1969, cui fa seguito la visita del Presidente Tito in Italia nel marzo 1971, che rappresentano l’apertura di una nuova pagina nelle relazioni italo-jugoslave. Molto significativa è anche la visita di Saragat al campo di sterminio di Auschwitz, nell’ambito del suo viaggio in Polonia. Nell’estate del 1965 il Presidente si reca nella Repubblica Federale Tedesca, a conferma dei buoni rapporti instaurati con questo Paese fin dagli anni ’50, sottolineati dalle visite di Stato effettuate dai Presidenti Gronchi e Segni. Davanti al Muro di Berlino Saragat pronuncia un alto discorso in difesa dei valori della libertà e della pace.È il primo Presidente italiano a recarsi in visita ufficiale nella Repubblica di San Marino, nel novembre del 1965. Nel 1969 Saragat compie poi una visita di Stato in Gran Bretagna, di particolare significato politico, perché proprio in quei giorni viene emanata la dichiarazione congiunta italo-britannica, che dà nuovo impulso al processo di integrazione europea anticipando l’entrata del Regno Unito nella CEE. Due viaggi di lunga durata impegnano il Presidente: nel settembre 1965 visita sei Paesi dell’America Latina, con particolare attenzione alle comunità dei nostri connazionali emigrati, e nel settembre 1967 compie una sorta di giro del mondo che lo conduce dal Canada all’Australia, passando per gli Stati Uniti e l’Estremo Oriente. Nel secondo caso, data la lunghezza dell’assenza e la lontananza delle destinazioni, si ha – per la prima volta nella storia della Repubblica – la supplenza del presidente del Senato Cesare Merzagora, come previsto dall’art. 86 della Costituzione.
VISITE DI
CAPI DI STATO ESTERI
In Italia il Presidente incontra 49 Capi di Stato esteri, di cui 16 in visita di Stato o ufficiale. Negli impegni pubblici, poiché è vedovo, ha al suo fianco la figlia Ernestina, che vive al Quirinale insieme al marito e ai figli. Importante per l’avvio di nuove relazioni con l’Italia, dopo il tempestoso passato coloniale, è la visita dell’Imperatore d’Etiopia Hailè Selassiè nel 1970: ospitato a Palazzo, ogni mattina intorno alle ore 6,30 scende nei giardini e prega. Lo sfarzo del seguito è notevolissimo: i suoi due cagnolini, che vuole anche di notte nella sua stanza, hanno i collari tempestati di pietre preziose. Al termine della visita di Stato Selassiè compie un giro in Italia toccando diverse città tra cui Genova, Torino, Milano e Venezia. Particolare rilievo sul piano dei rapporti bilaterali e sul piano europeo riveste la prima visita di un Capo di Stato austriaco in Italia, il Presidente Federale Franz Jonas. Altra importante novità, durante questo settennato, è il viaggio a Roma del Presidente del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica Nikolai Podgorny, che costituisce il primo contatto tra i due Paesi dopo il controverso viaggio di Gronchi nel 1960. La fedeltà al Patto Atlantico e i rapporti di amicizia con gli Stati Uniti, una costante dell’impegno politico di Saragat, sono confermati dall’incontro con due Presidenti americani, Lyndon Johnson e Richard Nixon. Il primo è ricevuto l’antivigilia di Natale del 1967 a Castelporziano, dove il Presidente soggiorna per lunghi periodi; Nixon, invece, viene in Italia 2 volte, nel 1969 e nel 1970. In questa occasione alloggia prima al Quirinale e poi, nel prosieguo del soggiorno in Italia, in forma strettamente privata, a Villa Rosebery. All’arrivo a Roma, in entrambe le occasioni atterra in forma molto scenografica con l’elicottero presidenziale sulla piazza del Quirinale. A Castelporziano Saragat ospita, nel 1971, anche il Presidente jugoslavo Tito, al termine della visita di Stato in Italia, e la Regina Giuliana d’Olanda. Nel 1967 cade il decimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, celebrato nella Capitale: tra i Capi di Stato e di governo presenti c’è il Presidente francese de Gaulle che, in tale circostanza, alloggia tre giorni al Quirinale.
GIUSEPPE
SARAGAT
LA LOGISTICA
DELLE VISITE
Nel 1967 l’Ufficio Intendenza del Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, che si occupa dell’organizzazione logistica degli ambienti del Quirinale destinati alle cerimonie e degli alloggi, emana tre circolari che fissano alcune regole da seguire “in occasione di soggiorni di Capi di Nazioni straniere nel Quirinale”. Le prime due, del febbraio 1967, riguardano la sistemazione della tavola per pranzi di Stato, da allestire nel Salone delle Feste (a forma di U, di pettine a quattro denti o di M), con una capacità fino a 162 persone sedute, oppure nel Salone dei Corazzieri, più ampio e capace di ospitare circa 200 persone. La terza circolare, del 1° aprile 1967, stabilisce che, nel momento in cui il corteo di rappresentanza entra a Palazzo deve essere issata sul Torrino, sui due pennoni più bassi, la bandiera della Nazione ospite (insieme all’eventuale stendardo personale del Capo di Stato estero) accanto a quella nazionale italiana. Il criterio adottato è sempre quello di riservare uguale accoglienza a ogni Capo di Stato, salvo gli adattamenti e le particolari esigenze richieste dalle circostanze e dai desideri dell’ospite.
In occasione delle visite a Roma, oltre al pranzo previsto in quelle di Stato, sono offerte a Palazzo in onore degli ospiti numerose colazioni. Fino al maggio 1967 esse si svolgono nelle Sale al piano di rappresentanza (dello Zodiaco, degli Specchi, del Bronzino, delle Feste); dopo tale data, con l’inaugurazione della nuova Sala del Belvedere del Torrino, è usato questo ambiente (dotato di un panorama mozzafiato a 360 gradi su Roma), tranne nei casi in cui gli ospiti siano troppo numerosi per la capienza della Sala. Nell’ambito dell’organizzazione delle visite di Stato in Italia è da ricordare che i Capi di Stato esteri, la sera successiva al pranzo di Stato al Quirinale, offrono un pranzo di restituzione in onore del Presidente italiano, al Grand Hotel o nella sede della loro ambasciata a Roma.
PERSONALITÀ
ESTERE
Molte sono le udienze concesse da Saragat che hanno attinenza con i rapporti internazionali. Sono ricevute dal Presidente personalità politiche straniere di passaggio a Roma, ministri di Paesi esteri, esponenti della cultura e dell’arte. Inoltre, di particolare rilievo, le udienze alla cosmonauta sovietica Valentina Tereskova e all’astronauta statunitense Frank Borman. Il 15 ottobre 1969 avviene poi a Palazzo l’incontro con i tre astronauti, Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, che per primi hanno raggiunto, nell’estate di quell’anno, il suolo lunare; nel novembre 1971 il Presidente incontra anche gli astronauti dell’Apollo 15. Il 29 gennaio 1968 viene ricevuto Christian Barnard, il chirurgo sudafricano assurto a fama mondiale per aver praticato il primo trapianto di cuore della storia della medicina. Ai sensi dell’art. 87 della Costituzione, il Presidente della Repubblica ha facoltà di accreditare i nuovi Rappresentanti diplomatici stranieri, attraverso la pratica del gradimento: con una cerimonia a Palazzo riceve quindi le loro Lettere credenziali. Nel corso del settennato sono accreditati 214 Ambasciatori. Il 4 luglio 1967, con una cerimonia a Palazzo, il Presidente della Repubblica impone la Berretta Cardinalizia al Nunzio Apostolico Monsignor Carlo Grano, in base a un antico privilegio riservato ai Capi di alcuni Stati cattolici, tra cui l’Italia. Papa Paolo VI, nei primi anni del suo pontificato, decide di abolire questo privilegio. Oggi pertanto tutti i cardinali ricevono la berretta cardinalizia dalle mani del pontefice.