LA GUERRA FREDDA
E LA COSTRUZIONE
DELL'EUROPA
Il Presidente Einaudi colloca sempre la sua azione nel sistema politico italiano in connessione con l’evoluzione delle relazioni internazionali e della costruzione dell’Europa. Nel contesto internazionale della guerra fredda Einaudi è un convinto sostenitore dell’adesione dell’Italia all’alleanza politica e militare con gli Stati Uniti e al processo di integrazione europea. Durante il settennato l’atlantismo e l’europeismo della politica estera italiana sono interpretati dal Presidente con una partecipazione ravvicinata alla vita dei movimenti federalisti, un’attenzione particolare ai rapporti con i Paesi del Medio Oriente e una iniziativa diretta per la risoluzione della questione di Trieste.
LUIGI
EINAUDI
RELA-
ZIONI
IN-
TER-
NA-
ZIO-
NALI
EINAUDI
E IL FEDERALISMO
EUROPEO
Relatore nell’agosto del 1947 insieme a Ferruccio Parri, Piero Calamandrei e Gaetano Salvemini al primo Congresso del Movimento federalista europeo, fondato nel 1943 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, il Presidente Einaudi porrà il prestigio della sua carica istituzionale al servizio della causa dell’Europa unita. Nel novembre 1948 interviene all’inaugurazione a Roma del 2° Congresso dell’Unione Europea dei Federalisti, insieme a De Gasperi, Sforza e Vanoni. Ai primi passi del processo di integrazione, segnati nel 1951 dalla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e dal fallimento nel 1954 della Comunità Europea di Difesa (CED), farà seguito ai primi di giugno 1955 – quando a Einaudi è già subentrato il Presidente Gronchi – la Conferenza di Messina, in cui si decide l’istituzione della Comunità Europea dell’Energia Atomica (CEEA) e della Comunità Economica Europea (CEE). Il 24 febbraio 1953 il Presidente Einaudi offre al Quirinale una colazione ai ministri degli esteri dei sei Stati appartenenti alla Comunità Europea di Difesa, riuniti a Roma per una conferenza, accompagnati dai rispettivi ambasciatori.
LE VISITE
DI CAPI DI STATO
E PERSONALITÀ
ESTERE
L’influenza del Presidente Einaudi sulla politica estera italiana si dispiega senza compiere mai viaggi di Stato all’estero, se si esclude l’incontro con Papa Pio XII nella Città del Vaticano (15 dicembre 1948). Il Presidente riceve la visita di importanti personalità straniere . Tra le tante immagini, quelle delle visite al Quirinale dello Scià di Persia Reza Pahlavi nel 1948, del Comandante della Nato Generale Eisenhower nel 1952, dell’Ambasciatrice degli Usa Clara Boothe Luce nel 1953 e del Presidente del Libano Camille Chamoun nel 1955, dimostrano la capacità del Presidente Einaudi di innestare sul tronco dell’atlantismo e dell’europeismo una sensibilità originale per il ruolo dell’Italia in Medio Oriente e di anticipare alcune direttive dell’opera del Presidente Gronchi sul versante delle relazioni internazionali. A conclusione del settennato, anche le linee fondamentali della sua azione nelle relazioni internazionali e per la costruzione dell’Europa saranno ben documentate nel già citato volume Lo scrittoio del Presidente, divenuto ormai un classico della letteratura politica italiana.
TRIESTE
TORNA ALL' ITALIA
Contemporaneamente alla nomina a presidente del Consiglio di Giuseppe Pella il 15 agosto 1953, il Presidente Einaudi inaugura una fase di crescente protagonismo nella politica estera italiana assumendo su di sé la risoluzione della questione di Trieste, esplosa in maniera dirompente con tensioni militari con la Jugoslavia di Tito, manifestazioni di protesta popolare per il ritorno della città all’Italia e repressione cruenta della polizia locale sotto comando britannico. Esaurita l’esperienza del governo Pella, anche a causa di una complessiva inadeguatezza ad affrontare con equilibrio le tensioni con la Jugoslavia, la conclusione di un accordo con Tito per il ritorno di Trieste all’Italia è raggiunta il 5 ottobre 1954 dal presidente del Consiglio Mario Scelba, grazie a un’azione diplomatica concertata con il Presidente della Repubblica. Il messaggio del Presidente Einaudi al Capo del governo Scelba, in risposta alla comunicazione circa la conclusione dell’accordo per Trieste, è sintomatico della funzione esercitata dallo stesso Presidente della Repubblica per condurre a buon fine le trattative: «In ragione del mio presente ufficio, sono stato testimone degli sforzi assidui che i governi, i quali si sono succeduti nel tempo, hanno ogni giorno senza tregua compiuto, in circostanze propizie ed avverse, per tenere vivo nella coscienza universale il problema di Trieste e volgerne la soluzione a pro dei diritti nostri. [….] Consentitemi di congratularmi con voi per avere – dando prova del coraggio, del non facile coraggio di risolvervi per un compromesso – lavorato efficacemente per la pace e la prosperità dei popoli. Operando così, in silenzio, voi vi siete resi benemeriti della patria italiana». La visita a Trieste del 4 novembre 1954 per il ricongiungimento ufficiale della città al territorio italiano coincide con la massima popolarità del Presidente della Repubblica Einaudi nell’opinione pubblica italiana e nelle cancellerie internazionali.