UN PRESIDENTE
TRA LA GENTE
Il Presidente Saragat dà prova del suo diretto contatto con i cittadini: aumentano le udienze concesse (a fine settennato sono più di 3000), gli interventi del Presidente a Roma, rendendo esplicito l’intento del Capo dello Stato di svolgere il suo mandato tra la gente e non nel chiuso del Palazzo, come dichiarato fin dal discorso di insediamento. Rispetto ai predecessori pronuncia più discorsi pubblici. La sua partecipazione alla vita e ai sentimenti del Paese si esprime anche con i tanti messaggi di solidarietà, parole di conforto e riconoscimenti che invia nelle particolari circostanze della vita economica, culturale e scientifica, imprese astronautiche e sportive, e, soprattutto sciagure e calamità naturali, incidenti sul lavoro.
IL CERIMONIALE
Molti sono i ricevimenti offerti nelle sale e nei giardini del Quirinale dal 1965 al 1971. Per la Festa nazionale della Repubblica si conserva la ripartizione tradizionale: un primo incontro riservato al Corpo Diplomatico, e un secondo rivolto alle rappresentanze di tutti i settori della vita pubblica nazionale. In applicazione del criterio sostenuto dal Presidente Saragat che la casa del Capo dello Stato debba essere la casa dei cittadini, il 2 giugno il Palazzo del Quirinale è aperto a un gran numero di esponenti delle varie rappresentanze sociali, con inviti estesi a numerose categorie di cittadini, dagli esponenti sindacali agli industriali, dai professori universitari agli scrittori, ai pittori ai musicisti, agli artisti, raggiungendo nel 1971 la ragguardevole cifra di oltre 20.000 invitati. Il Presidente continua inoltre la tradizione di ricevere in udienza, in occasione delle festività del Natale e del Capodanno , le Alte Cariche dello Stato e il Corpo Diplomatico, cui si aggiunge, fin dal 1965, una specifica udienza con successivo ricevimento per i rappresentanti della stampa italiana e estera. Tra i ricevimenti più rilevanti, al di fuori delle ricorrenze tradizionali, si ricordano: quelli offerti a tutti i Sindaci dei Comuni italiani nel 1965 e, in occasione del XX anniversario della proclamazione della Repubblica, nel 1966; il ricevimento del 25 aprile 1970 per il XXV anniversario della Liberazione; quello offerto ai partecipanti alle celebrazioni del X anniversario del Trattati della Comunità Europea del 1967 e quello in onore dei ministri dei Paesi della CEE il 5 novembre 1971; quello per i Padri conciliari alla chiusura del Concilio Vaticano II il 30 novembre 1965. Rituale è la presentazione al Presidente dei prefetti di nuova nomina da parte del ministro dell’interno. Nelle cerimonie ufficiali il ruolo di first lady è svolto dalla figlia Ernestina, che vive a Palazzo con la famiglia.
LO STENDARDO
PRESIDENZIALE
Dopo la proclamazione della Repubblica è provvisoriamente adottata, quale insegna del Capo dello Stato, la bandiera nazionale. Nel giugno del 1962, all’inizio della Presidenza Segni, l’Ufficio Affari militari della Presidenza della Repubblica predispone un progetto per l’adozione di uno specifico vessillo destinato al Capo dello Stato. Nel 1965, su impulso del Ministero della Difesa, il Presidente Saragat sceglie il drappo azzurro, caricato dell’emblema della Repubblica in oro. Entrambi i colori appartengono alla tradizione militare italiana, simboleggiando, rispettivamente, il comando e il valore. Questo modello rimane in uso fino al 1990, quando il Presidente Cossiga adotta un nuovo Stendardo. Lo Stendardo presidenziale costituisce il segno distintivo della presenza del Capo dello Stato e lo segue in tutti i suoi spostamenti. L’esemplare originale dello Stendardo è conservato nell’ufficio del Comandante del Reggimento Corazzieri.
GIURAMENTO
DEI GIUDICI COSTITUZIONALI
E DEI VESCOVI
Il giuramento dei nuovi Giudici della Corte Costituzionale conserva una particolare solennità: convengono al Palazzo del Quirinale le più Alte Cariche dello Stato e della Magistratura, come testimoni della significativa cerimonia. Durante il settennato, per la scadenza del mandato dei predecessori o per la loro scomparsa, sono eletti o nominati 8 nuovi giudici, che prestano giuramento nelle mani del Capo dello Stato nel corso di cinque udienze tenutesi nella Sala degli Specchi. Di questi i giudici di nomina presidenziale, a norma dell’art. 135 della Costituzione, sono Luigi Oggioni, Vezio Crisafulli e Paolo Rossi.
All’epoca di Saragat in base alle disposizioni del Concordato tra lo Stato della Città del Vaticano e l’Italia i vescovi di nuova nomina – prima di raggiungere la loro sede – devono prestare giuramento di fedeltà allo Stato italiano nelle mani del Presidente della Repubblica. La cerimonia, di carattere particolarmente sobrio, ha luogo al Palazzo del Quirinale, abitualmente nella Sala di Druso o nella Sala della Pendola, alla presenza del Ministro dell’interno o del Sottosegretario da lui delegato, insieme al Segretario generale della Presidenza della Repubblica e al Consigliere militare in qualità di testimoni. Durante il settennato Saragat giurano 54 nuovi vescovi.
GIUSEPPE
SARAGAT
STI-
LE
DEL
PRE-
SI-
DEN-
TE
CONCESSIONE DI
GRAZIA
I provvedimenti di grazia emessi durante i sette anni della Presidenza Saragat – esercitati a norma dell’art. 87 della Costituzione – sono oltre 8.500, di cui 106 a favore di ergastolani. A questi si aggiungono, su proposta del Ministro della difesa, 172 decreti di clemenza in favore di militari o ex appartenenti alle Forze Armate. Le grazie, come in passato, sono concesse condizionalmente, subordinate cioè alla mancata commissione di altri reati entro un termine prefisso e, talvolta, anche al pagamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende, oppure alla condizione che il beneficiato della grazia non faccia ritorno nei luoghi del reato.
NOMINA DEI
SENATORI A VITA
Il Presidente Saragat nomina nel corso del settennato quattro senatori a vita, a norma dell’art. 59 della Costituzione, “per avere illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”: nel 1966 Vittorio Valletta, dirigente industriale, per meriti in campo sociale, nel 1967 il poeta Eugenio Montale per meriti in campo artistico e letterario e Giovanni Leone per meriti in campo sociale e scientifico, nel 1970 Pietro Nenni per meriti in campo sociale. Leone è il primo senatore a vita a diventare Presidente della Repubblica, circostanza che si ripete nel 2006 con Giorgio Napolitano, precedentemente nominato dal Presidente Scalfaro.