IL TRATTATO
DI PACE

Il periodo che segue la fine della seconda guerra mondiale è ricco di avvenimenti che saranno determinanti per il mondo negli anni a seguire: la proclamazione dell’indipendenza dell’India e del Pakistan nel 1947, l’inizio dell’attività dell’ONU e la nascita dello Stato di Israele nel 1948. Ma sono anche gli anni della guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica: sarà Churchill a parlare per la prima volta della «cortina di ferro» che divide l’Europa. Il secondo conflitto mondiale si conclude con il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947.
Il Ministro degli Esteri italiano Carlo Sforza, in un telegramma del 9 febbraio 1947, dà disposizione al segretario generale della delegazione italiana presso la conferenza di pace di Parigi, Antonio Meli Lupi di Soragna, di firmare il Trattato di Pace fra l’Italia e le potenze alleate, subordinando la firma alla ratifica da parte dell’Assemblea Costituente. L’incarico a Soragna, semplice funzionario e non politico, conferisce al gesto il valore di un adempimento puramente formale. Il trattato è ratificato dall’Assemblea Costituente nella seduta del 31 luglio 1947. De Nicola firma il 4 settembre successivo, non senza attriti con il Presidente del Consiglio De Gasperi e il ministro degli esteri Sforza. Le sue resistenze – ricordiamo i suoi richiami nel discorso di insediamento alle potenze vincitrici di rispettare l’onore, la dignità e l’indipendenza italiana – sono legate alla necessità di mantenere il rispetto della sovranità nazionale, che con la sconfitta della guerra rischia di essere compromessa. Nonostante le divergenze con De Gasperi sulla “pace ingiusta” imposta dagli alleati, la sottoscrizione del Trattato di Parigi rappresenta il sofferto contributo di De Nicola al reinserimento del Paese nella comunità internazionale.

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ITALIA
E SANTA SEDE

Notevole importanza riveste la visita in Vaticano del Capo provvisorio dello Stato, che richiede complicati preparativi e segna un passaggio significativo nel difficile cammino di pacificazione nazionale. La visita ha rilevanza anche dal punto di vista internazionale: dimostra che il trapasso istituzionale è avvenuto pacificamente e senza traumi e che anche la Chiesa cattolica ha benedetto il nuovo regime repubblicano. Il 31 luglio 1946 De Nicola, insieme al Presidente del Consiglio e ministro degli esteri De Gasperi, è ricevuto in udienza da Pio XII. Dopo un colloquio privato di circa 45 minuti il Pontefice legge un messaggio di saluto in cui augura alla nazione italiana «di passare da un torbido e oscuro presente a un più tranquillo e luminoso avvenire». Il Papa assicura che la Chiesa si sarebbe attivata per la formazione morale e spirituale del popolo, facendo poi esplicito riferimento allo strumento concordatario come assicurazione della collaborazione tra Stato e Chiesa: «noi abbiamo piena fiducia che il popolo italiano e i suoi governanti saranno sempre consapevoli dei benefici, i quali provengono dalla riconosciuta permanenza in vigore dei Patti Lateranensi». La Chiesa ha interesse a che il Concordato sia incluso nella nuova Carta costituzionale e che in essa siano seguiti i principi cristiani, nelle materie riguardanti la vita religiosa e morale della persona e della famiglia. Dopo accesi dibattiti nell’ambito dei lavori dell’Assemblea Costituente il testo finale della Costituzione, all’art. 7, stabilisce che i rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica siano regolati dai Patti Lateranensi. La sostanziale incompatibilità di numerose disposizioni dell’accordo del 1929 con i principi fondamentali della Costituzione repubblicana comporterà la necessità di una loro revisione e l’avvio di una lunga trattativa con la Santa Sede, sfociata nella stipulazione di un nuovo Concordato nel 1984.

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PERSONALITÀ
ESTERE

Il Capo provvisorio dello Stato, nei due anni del suo mandato, non compie viaggi all’estero e non riceve Capi di Stato esteri. Il 26 giugno del 1947 la Signora Evita Perón, consorte del Presidente dell’Argentina, giunge a Roma da Madrid nell’ambito di una visita in Europa. De Nicola, impossibilitato a riceverla a causa di una indisposizione, le invia un bellissimo cesto di fiori. La invita poi, il 2 luglio, a colazione a Palazzo Giustiniani. La sua cordiale signorilità colpisce la bella Evita, che lo definisce “encantador”. Nel novembre del 1947, in occasione delle nozze della futura Regina Elisabetta d’Inghilterra, De Nicola – che invitato aveva declinato in nome della tanto sentita provvisorietà della sua carica -invia in dono venti tagli di stoffe di seta, manufatti del nostro artigianato famoso nel mondo. L’anno successivo il Presidente trasmette a Re Giorgio VI d’Inghilterra per le sue nozze d’argento un telegramma di auguri. Il 1° gennaio 1948, quando De Nicola assume il titolo di Presidente della Repubblica, a norma della Costituzione, molti Capi di Stato lo omaggiano con telegrammi di congratulazioni. Il Capo dello Stato ha facoltà di accreditare gli Ambasciatori stranieri – attraverso la pratica del gradimento – ricevendo le loro lettere credenziali, come sarà poi sancito anche nell’art. 87 della Costituzione. Le prime due presentazioni di credenziali a De Nicola avvengono il 12 agosto in una cerimonia a Palazzo Giustiniani, con gli ambasciatori dell’Iran e della Repubblica Dominicana.

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