LA RIUNIFICAZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA
I sette anni della presidenza Saragat sono contraddistinti da un’attività politica interna molto vivace. Il Capo dello Stato, nell’adempimento del ruolo attribuitogli dalla Costituzione, segue costantemente l’attività del Governo e, in occasione delle crisi governative, esplica le funzioni previste sia dalla Carta Costituzionale che dalla prassi repubblicana. Il fatto politico più rilevante è la riunificazione socialista, proclamata il 30 ottobre del 1966 al Palazzetto dello sport di Roma: il Partito socialista (PSI) e il Partito Socialdemocratico (PSDI) danno vita al Partito Socialista Unificato (PSU), alla cui presidenza è eletto Pietro Nenni. Il Presidente Saragat fornisce un sostegno esplicito e forse non del tutto protocollare all’unificazione. Egli, che interviene sempre con cautela nelle vicende di politica interna, in questo caso, convinto che il centrosinistra sia fondamentale per il successo dell’unità socialista, viene in soccorso del Governo Moro – dopo le dimissioni del ministro degli esteri Fanfani – autorizzandolo ad assumere l’interim di questo dicastero e, in seguito, lo rinomina alla guida del terzo esecutivo nel febbraio del 1966. Nelle elezioni del 1969 il PSU è però sconfitto e l’anno successivo si divide nuovamente.
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I RAPPORTI CON IL PARLAMENTO
Il settennato vede lo svolgimento di 6 crisi ministeriali e la formazione di altrettanti Governi. Le consultazioni ufficiali, intese alla soluzione di dette crisi, si svolgono, in linea di massima, in conformità alla prassi instaurata da De Nicola e in seguito sempre rispettata. C’è da rilevare soltanto che il Presidente Saragat decide di consultare gli ex Capi di Stato sia all’inizio che al termine delle consultazioni stesse. Saragat conferisce l’incarico a quattro Presidenti del Consiglio : Aldo Moro – del quale ha respinto le “dimissioni di cortesia” presentate il 29 dicembre 1964 – nel febbraio 1966, Giovanni Leone nel giugno 1968, Mariano Rumor nell’agosto 1969 e nel marzo 1970 ed Emilio Colombo nell’agosto 1970. Durante la presidenza Saragat nessuna legge è rinviata al Parlamento per una seconda deliberazione a norma dell’art. 74 della Costituzione. Solo in un’occasione si rivolge un invito al presidente del Consiglio a provvedere alla regolarizzazione della copertura della spesa relativamente alla legge riguardante i decorati di medaglia d’oro al V. M. alla memoria: si sceglie la via della lettera al presidente del Consiglio, in conformità alla prassi seguita in analoghe situazioni dai Presidenti Gronchi e Segni.
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LA CORTE COSTITUZIONALE
Nel corso del settennato va in porto la legge costituzionale 22 novembre 1967, n. 2, concernente la modificazione dell’art. 135 della Costituzione, che risolve il problema della durata in carica dei giudici costituzionali. Già il Presidente Segni aveva sottoposto tale problema all’attenzione del Parlamento nel messaggio del 16 settembre 1963. E lo stesso Saragat segue da vicino la questione come si rileva dalla lettera indirizzata al Presidente del Senato il 17 aprile 1965, nella quale il Presidente chiede notizie circa l’iter parlamentare della legge.
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IL CONSIGLIO SUPERIORE
DELLA MAGISTRATURA
E IL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA
Il Presidente Saragat ha costantemente seguito l’attività del CSM, di cui il Capo dello Stato è presidente. Durante il suo mandato ha preso parte a 28 riunioni del Consiglio, pronunciando discorsi, partecipando alle discussioni e a qualche votazione fra le più delicate. Ricordiamo in particolare la riunione dell’11 maggio 1971 in cui si ricorda la figura di Pietro Scaglione, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, rimasto vittima di un attentato il 5 maggio 1971, insieme al suo autista Antonino Lo Russo. Il 1 aprile 1968 si è svolta al Quirinale la cerimonia di congedo del Consiglio Superiore della Magistratura uscente e di presentazione al Capo dello Stato del nuovo Consiglio.
Il Presidente, Capo delle Forze armate, presiede il Consiglio Supremo di Difesa, organo collegiale che ha il compito di esaminare «i problemi generali politici e tecnici attinenti alla difesa nazionale». Nel corso dei sette anni si tengono a Palazzo del Quirinale 10 riunioni.