IL PRESIDENTE
RAPPRESENTA
L'UNITÀ NAZIONALE

La Costituzione conferisce al Presidente della Repubblica la rappresentanza dell’unità nazionale e lo configura come fattore di equilibrio nei contrasti tra le forze politiche e nei rapporti tra le istituzioni, come “forza permanente dello Stato al di sopra delle mutevoli maggioranze”. Le molteplici funzioni attribuite dalla Costituzione al Presidente della Repubblica non si prestano ad una rigida definizione giuridica, ma presentano un margine di elasticità che – a seconda del contesto politico – consentono un più o meno ampio spazio di intervento. A Einaudi spetta da un lato di provvedere all’ordinamento interno del Segretariato Generale, dall’altro di dare attuazione al dettato costituzionale e avviare una prassi di comportamenti nell’esercizio concreto delle funzioni. Durante il suo mandato viene costituito il Consiglio supremo di difesa, mentre viene rinviata l’istituzione del Consiglio superiore della magistratura e della Corte costituzionale. Einaudi affida ad alcuni scritti i criteri cui si è attenuto nell’esercizio delle funzioni presidenziali. Imposta il ruolo del Presidente nel quadro di un sistema costituzionale che prefigura chiaramente una forma di governo parlamentare e, pertanto, interpreta e svolge la sua funzione rispettando la dialettica tra le forze politiche presenti nel Parlamento esercitando nel contempo, entro i confini stabiliti, i poteri che la Costituzione affida al Presidente, per esempio i messaggi di rinvio delle leggi alle Camere.

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LUIGI
EINAUDI

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IL CONTESTO
POLITICO
E SOCIALE

Nei primi cinque anni del suo mandato, la preminenza politica di De Gasperi rende pressoché formale il potere di designazione del presidente del Consiglio. Superata la crisi interna determinata dall’attentato a Togliatti, il Governo pone le premesse per lo sviluppo economico degli anni Cinquanta e Sessanta con interventi come la riforma agraria, la liberalizzazione degli scambi, un piano di lavori pubblici per la ricostruzione di abitazioni (piano Ina-Casa noto anche come Piano Fanfani) e delle vie di comunicazione. Fondamentale per lo sviluppo del sud d’Italia è l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno (L. 10 agosto 1950, n. 646), che nasce, grazie agli interventi della Banca Mondiale, per la realizzazione di opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia meridionale. Sono però anche anni di gravi tensioni sociali e duri conflitti di lavoro. La guerra fredda acuisce la contrapposizione sul piano delle relazioni internazionali che ha diretti riflessi sulla politica interna, mentre si avvia la cooperazione europea. Einaudi condivide nelle linee essenziali le vedute del presidente del Consiglio, De Gasperi, soprattutto nell’ambito della politica estera, anche se nei loro rapporti non mancano momenti di tensione; contribuisce a convertire (con esiti alterni) gli italiani dal nazionalismo all’europeismo e dal protezionismo al libero scambio. Segue direttamente le vicende economiche e monetarie, rimanendo inflessibile nel richiedere che i provvedimenti legislativi prevedano la copertura della spesa e vigilando sulla continuità di indirizzo della politica economica e monetaria che egli stesso aveva impresso nel 1947-48 (come ministro delle finanze e del tesoro, poi come ministro del bilancio nel IV governo De Gasperi) e che viene garantita dall’assunzione del Ministero del tesoro da parte del suo “allievo” Giuseppe Pella nel V, VI, VII e VIII governo De Gasperi (ad interim dal 2 febbraio 1952, quando è ministro del bilancio) e ministro del bilancio nel governo da lui stesso presieduto. Prosegue, infatti, nel senso voluto da Einaudi la fruizione degli aiuti del Piano Marshall, avviata qualche mese prima della sua elezione a Presidente della Repubblica. La linea Einaudi è volta soprattutto alla preservazione dell’equilibrio del bilancio e della stabilità monetaria che trovano, però, nel Governo anche la prospettiva di un contemperamento con una politica di intervento per stimolare gli investimenti. In questo periodo viene attuata la riforma agraria e viene istituita la Cassa per il Mezzogiorno, che nasce per gli interventi della Banca Mondiale e che, oltre alla costruzione di infrastrutture, prevede anche lo sviluppo industriale dell’Italia meridionale.

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I GOVERNI DOPO
L'USCITA DI SCENA
DI DE GASPERI

Il potere di designazione del presidente del Consiglio assume tutta la sua pregnanza quando, nel giugno 1953, la coalizione di centro – DC, PSDI, PLI, PRI e anche AVP e PSd’A – non raggiunge il 50% dei voti che avrebbe fatto scattare il premio di maggioranza (cosiddetta “legge truffa”). Einaudi – che, dopo l’approvazione di questa legge, aveva ascoltato i rappresentanti dell’opposizione che gli chiedevano di rinviarla alle Camere – aveva invece promulgato la legge e sciolto anticipatamente il Senato. Dopo il fallimento del tentativo di De Gasperi e poi di Piccioni di formare un nuovo governo, anche in considerazione del fatto che dalle elezioni non era emersa una maggioranza precostituita né una personalità di spicco cui conferire l’incarico, Einaudi procede alla scelta di un presidente del Consiglio al di fuori delle indicazioni del partito di maggioranza (“governo del Presidente”). La designazione di Pella indica la priorità conferita dal Presidente della Repubblica alle tematiche economiche, ma il governo dura pochi mesi, fino a quando, dopo una breve parentesi del governo monocolore di Fanfani, verrà conferito l’incarico a Mario Scelba che – con una maggioranza DC, PSDI, PLI con l’appoggio esterno del PRI – governerà fino alla scadenza del settennato. In questo periodo Einaudi segue da vicino la vicenda di Trieste (anche per le tensioni create dall’invio di divisioni italiane sul confine orientale) che si concluderà, durante il governo Scelba, con l’accettazione di un compromesso considerato necessario da Einaudi, con il ritorno della città all’Italia nel 1954.

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