ELEZIONE
Eletto l’11 maggio 1948 con 518 voti su 872, il Presidente Luigi Einaudi presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di lealtà alla Costituzione davanti al Parlamento il 12 maggio 1948. Einaudi, primo Presidente eletto pronuncia un messaggio di insediamento destinato a segnare la storia dell’Italia repubblicana.
VIVA
IL PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
Accolto da vivissimi applausi e da grida ripetute di «Viva il Presidente della Repubblica», «Viva la Repubblica», «Viva l’Italia», il messaggio di insediamento del Presidente Einaudi è il momento centrale di una giornata politica importante per il completamento dell’assetto costituzionale dello Stato e l’affermazione dell’identità repubblicana della nazione italiana. Come mostra il cinegiornale della Settimana Incom «Viva l’Italia! Eletto il Presidente della Repubblica», il giuramento del Presidente Einaudi e il messaggio di insediamento sanciscono la fondazione del cerimoniale che scandirà l’avvicendarsi dei Presidenti della Repubblica al vertice dello Stato e sono accompagnati dall’attesa calorosa dei cittadini italiani, ansiosi di salutare il Presidente della Repubblica e il garante dell’unità nazionale. Le immagini del Presidente Einaudi, che a piazza Montecitorio prende posto su una automobile scoperta a fianco del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giulio Andreotti, e del corteo presidenziale scortato dai carabinieri a cavallo, che attraversa il centro della Capitale tra due ali di folla e di bandiere tricolori per raggiungere il Quirinale, testimoniano l’atmosfera festosa dell’insediamento, culminata con il saluto del Presidente dal balcone del Quirinale al popolo italiano. Il 19 maggio ha poi luogo al Palazzo del Quirinale la presentazione ufficiale delle rappresentanze diplomatiche al nuovo Presidente.
MESSAGGIO
AL PARLAMENTO
NEL GIORNO
DEL GIURAMENTO
Dopo l’omaggio al Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, per la «costruzione quotidiana di quell’edificio di regole e di tradizioni senza le quali nessuna Costituzione è destinata a durare», il richiamo alle simpatie monarchiche espresse in occasione del referendum del 2 giugno 1946 come «opinione radicata nella tradizione e nei sentimenti suoi paesani» è riscattato dal Presidente Einaudi con una piena adesione alla Repubblica. La transizione istituzionale dalla Monarchia alla Repubblica è infatti ritenuta dal Presidente Einaudi un avvenimento «meraviglioso per la maniera legale, pacifica del suo avveramento» e per la prova di maturità democratica fornita dal popolo italiano. Fedele ai principi della libertà della persona, dello Stato di diritto e della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, il Presidente Einaudi pone alla base del suo mandato i principi della Costituzione tesi a «conservare della struttura sociale presente tutto ciò e soltanto ciò che è garanzia della libertà della persona umana contro l’onnipotenza dello Stato e la prepotenza privata; e garantire a tutti, qualunque siano i casi fortuiti della nascita, la maggiore uguaglianza possibile nei punti di partenza». Favorevole agli Stati Uniti d’Europa, il Presidente Einaudi indica inoltre come obiettivo della Repubblica il superamento della «discordia civile» provocata da «venti anni di governo dittatoriale» e la partecipazione in condizione di parità con gli altri Stati ai consessi internazionali, nei quali «si vuole ricostruire quell’Europa donde è venuta al mondo tanta luce di pensiero e di umanità».